Stasera mi mangio i ceci.
Li faccio bolliti nel "pignatello", così lo chiamiamo noi nella nostra città.
Una specie di vaso di terracotta a forma di anfora. Molto piccolo.
Da piccolino mia madre lo preparava di mattina per farmelo portare ad un "forno" prima di andare a scuola. Non dovevo dare il nome... lui sapeva chi ero!!!
Il forno era in genere gestito da un fornaio che al massimo aveva la scuola materna, che infornava in un forno a legna pentole, pignatelli ecc ... come ccucinava le cose lui non le cucinava nessuno.
Ricordo il sapore unico che tutt'ora non riesco a riprodurre.
Ogni volta che lo cucino penso al mio fornaio che aveva il forno proprio sotto casa.
Fuori la porta del "forno" c'era la moglie, una signora molto grassa, sempre seduta alla sedia che chiamava il figlio "Gianni" con delle urla che si sentivano in tutto il quartiere.
Ogni volta che cucino il "pignatello" mi ricordo quelle urla.
Alla fine i "forni" hanno chiuso i battenti in quanto non conformi alle normative sanitarie nazionali. Anche se sò che esiste qualche abusivo che ancora pratica.
Stasera mi mangio i ceci.
Li faccio bolliti nel "pignatello", così lo chiamiamo noi nella nostra città. E anche se non avranno mai lo stesso sapore del "forno", mi serve per ricordare il mio fornaio, sua moglie e suo figlio che hanno popolato la mia strada nella mia infanzia regalandomi questo buon ricordo dulle nostre tradizioni "sanitariamente" scomparse.
Questo post è dedicato al mio fornaio NICOLA.
KayzerSoze.